Pitture parietali
All’interno del Duomo sono presenti alcuni affreschi risalenti ai secoli XV e XVI, tutti in ubicazione originaria e quasi tutti in cattivo stato di conservazione: colori non sempre distinguibili, figure abrase e descrizione compromessa non ne consentono, in molti casi, la lettura e l’identificazione.
Si tratta di pitture murali riportate alla luce nel corso dei restauri del 1947/48. Buona parte di queste pitture erano state coperte da altari eretti in epoca posteriore (si consideri che durante i citati restauri sono stati rimossi ben sei altari allo scopo di riportare il tempio all’originaria struttura e dotazione interne).
Gli affreschi sono visibili soprattutto sulle pareti delle due navate laterali, sia quella di destra che quella di sinistra, alcuni sul pilastro rettangolare destro della navata centrale al limite col presbiterio.
All’interno della navata destra del Duomo di Sant’Andrea apostolo, subito dopo la porta laterale dell’edificio (detta “di S. Giovanni”), possiamo ammirare una pittura parietale raffigurante la Madonna della Cintola e santi. Si tratta di una sorta di “pala d’altare”: nel riquadro centrale sono raffigurati i santi Gerolamo, Giovanni Battista e Nicola da Bari. Sotto al quadro principale dell’opera si trova la seguente iscrizione: “…(O)LAMO A FATTO FARE MATE DI MARASI QVESTE FIGHVRE A FATTO FARE DOMENICHO DETTO LOMBARDETTO – 1501”.
Nella lunetta è raffigurata la Vergine Assunta che porge la cintura all’incredulo san Tommaso apostolo. Infatti ad una attenta analisi della pittura si riesce a scorgere la traccia di una cintura tra le mani di Maria.
Nella Legenda Aurea del domenicano Iacopo da Varazze (1228 ca. – 1298), è descritto l’episodio della consegna della “cintura” all’apostolo:
Tommaso però era assente [all’assunzione della Vergine] e non voleva credere a quanto gli si diceva. Quando tornò, improvvisamente gli giunse integra la cintura che cingeva il corpo della Vergine, perché almeno potesse capire che era assunta interamente in cielo.
Ma perché nella nostra opera dietro a san Tommaso è rappresentata Pisa? Oggi, dopo accurate ricerche e numerose interpretazioni di quest’opera, possiamo affermare che la devozione alla “cintola” della Vergine Maria è profondamente legata a Pisa. È in questa città infatti che, tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta del secolo XIII, si affermò e si cominciò a realizzare il progetto di una grande cintola votiva che cingesse tutta la cattedrale in onore dell’Assunta, titolare della chiesa. Si trattava di una fascia di stoffa bianca, lunga 365 metri e ornata da numerose formelle d’argento, di perle e di smalti, che veniva appesa ad appositi chiodi, ancor oggi visibili sulle pareti esterne della cattedrale pisana.
La pittura parietale del Duomo di Carrara è inserita pienamente nel recupero di questa importante devozione mariana legata all’Assunzione di Maria. Nei santi Gerolamo, Giovanni Battista e Nicola da Bari, raffigurati nel riquadro centrale dell’opera, sono rappresentati splendidi modelli di carità, penitenza e mortificazione, caratteristiche principali del fedele che intraprendeva un pellegrinaggio. Proprio davanti alla porta di San Giovanni del Duomo passava un’importante strada che conduceva all’Ospedale dei Santi Giacomo e Cristoforo. Quest’ultima istituzione era ubicata sul percorso viario che portava il pellegrino verso la Lunigiana interna e la Liguria, evitando così la pericolosa piana di Luni.
Alla destra dell’altare di San Ceccardo incontriamo due figure di santi che, inscritte in cornici a motivi classici simulanti l’architettura, rappresentano l’uno san Ceccardo Vescovo e Martire e l’altro san Rocco con le piaghe sanguinanti sulla coscia sinistra. Sotto si legge la scritta, con evidenti lacune: O.S.R.-FE-FLORENTIO-BARB… .
Sotto alla tela dell’altare di San Ceccardo (apribile solo con il permesso del parroco) si può ammirare il proseguimento dell’affresco con la figura di san Leonardo da Noblat. Inoltre, è presente un affresco più antico raffigurante san Bernardino da Siena. Sempre dietro la tela del sarcofago di san Ceccardo, in basso, sono riconoscibili le tracce di una antichissima immagine raffigurante la Madonna col Bambino.
Lungo la stessa navata, passato il sarcofago marmoreo di san Ceccardo, in un riquadro con cornice ornata è raffigurata una scena che, in mancanza di altri segni identificatori e tenuto conto della tradizione, potrebbe trattarsi della Presentazione di Maria al tempio: alla sinistra il sacerdote, al centro Maria bambina e, a destra, la madre Anna, opera di autore ignoto. Potrebbe anche trattarsi del miracolo di san Biagio che libera dalla lisca di pesce.
Sul pilastro rettangolare destro della navata centrale al limite col presbiterio, sotto il monogramma di Gesù (YHS), è raffigurato un santo con mantello e aureola, secondo alcuni san Onofrio Anacoreta; sulla faccia interna dello stesso pilastro sarebbe raffigurato un Profeta e alcuni angeli. Le pitture sono sommariamente individuabili.
Scendendo lungo la navata opposta incontriamo, dopo il gruppo marmoreo, una pittura alla cui base si legge con grande difficoltà:
FACTVM IMPENSA S.P.A…. CARPATIA
A.D. MCCCCCI… IULIS
Poco più avanti, in una cornice a motivi ornamentali classici che fingono l’architettura, due figure sacre, anch’esse mal conservate, di non facile identificazione, per le quali, sulla base di quanto è rimasto del dipinto, si può ipotizzare che in quella di sinistra sia raffigurato il Cristo (aspetto giovanile, volto aureolato, con chioma bionda lunga fino alle spalle, torso nudo, segni di drappeggio intorno ai fianchi, gambe e piedi nudi); in quella di destra, un santo (forse san Giacomo Maggiore) in abito pellegrino rosso e giallo, calzari scuri, che tiene nella mano destra un bastone (allusione a Santiago di Compostela, meta di pellegrinaggi in ogni tempo). Infine, dopo l’altare della Madonna del Popolo, un affresco assai lacunoso presenta, inscritta in una cornice rettangolare, l’immagine di san Biagio su cui si leggono, sbiaditi, i colori rosso e giallo, affiancata da quella di un santo dotato di aureola. A sinistra si intravede la testa aureolata di un altro santo in saio bianco, quasi certamente san Leonardo, protettore dei prigionieri, lo stesso che è raffigurato con l’attributo tipico (catene e/o ceppi) dietro la grande tela dell’altare di San Ceccardo. Pittura molto danneggiata.
In più punti delle pitture descritte, a causa del loro cattivo stato di conservazione, è visibile la relativa sinopia.