Canonica

Attigua alla torre campanaria del Duomo troviamo l’edificio della canonica che, con il resto delle opere presenti completa in modo elegantemente armonico il complesso monumentale dell’Abbazia. La casa canonica è destinata alla residenza del sacerdote con funzione di parroco di una determinata chiesa. L’origine di questo tipo di abitazioni risale al Medioevo, in particolare alla Riforma dell’XI secolo, in cui si tentò di proporre un modello di vita comunitaria, talvolta monastica, anche al clero secolare. Per questo motivo veniva promossa la vita in comune in un edificio deputato a questo scopo. Nella canonica del Duomo di Carrara risiedevano anticamente i canonici del priorato di San Frediano che in tempi passati avevano in cura la gestione del Duomo. La chiesa abbaziale di Sant’Andrea, anticamente dipendente dalla Diocesi di Luni, fu ceduta nel 1151 ai Canonici della chiesa di San Frediano di Lucca.
La Canonica oggi si presenta su due piani. Venne edificata nel 1549 ad opera di Martino dei Civitali, facente parte dei canonici regolari di San Frediano di Lucca che fu Priore della chiesa di Sant’Andrea Apostolo tra il 1534 ed il 1550. Di questo se ne trova testimonianza al piano terreno, sulla facciata, dove è posta un’antica lapide in marmo.

Prima del 1549 la canonica si trovava nella casa medioevale posta sul lato sud-ovest della piazza, di fronte al portone di San Giovanni. Si tratta di edifici in marmo che, il primo estimo di Carrara indica come “monosolariate” ossia ad un piano solo che, per l’appunto è quello formato da porte ogivali e formelle scolpite in bassorilievo. Tra queste si trova una figura di donna nuda nell’atto di coprirsi con le mani le parti intime.  Secondo gli studiosi si tratterebbe dell’allegoria del pudore e starebbe ad indicare il luogo in cui si tenevano i pubblici processi o venivano punite le donne cosiddette di malaffare; di certo si sa che questa struttura fu eretta sul finire del XIV secolo divenendo la casa canonica con annessa sacrestia ed essendo collegata direttamente al Duomo mediante un portico oggi non più presente. Da un attento studio compiuto negli anni ‘60 dell’arch. Dante Petrucci sono emersi anche numerosi particolari tra i quali i caratteristici anelli in ferro posto in basso, tra gli archi. Non si tratterebbe di punti a cui poter legare i cavalli durante la sosta ma di luoghi in cui incatenare le sgualdrine.

Il 24 febbraio 1946 su istanza dell’allora vescovo diocesano monsignor Carlo Boiardi la Sacra Congregazione Concistoriale, su ordine di S.S. Papa Pio XII decretò il ripristino della Collegiata nel Duomo di Carrara elevando la Propositura di Sant’Andrea Apostolo a rango di Abbazia Mitrata con la prima dignità del capitolo riservata all’abate. L’ultimo grande riammodernamento esterno ed interno fu compiuto tra il 1959 e il 1963.  Fu in quei momenti che durante il rifacimento della facciata vennero alla luce tracce di pitture nascoste. Grazie al generoso contributo del sig. Dario Caffaz che si accollò l’intera spesa e alla magistrale competenza del prof. Palmiro Verzoni di Cremona, vennero recuperati i quattro medaglioni dipinti negli specchi della facciata inquadrati tra le finestre del primo piano.
Questi grandi dipinti hanno un diametro di 190 cm e raffigurano stemmi gentilizi di ordine civile ed ecclesiastico di personalità del tempo legate alle vicende del Duomo di Carrara. Queste pitture di ottima fattura, sono di stile cinquecentesco ma lavorati con la superficie dell’intonaco levigata, tecnica utilizzata nel secolo precedente.  La loro forma circolare che si alterna alle linee rettangolari delle finestre determina uno squisito ritmo di notevole valore estetico.

particolare canonica
scultura canonica

A ridosso del campanile, in una graziosa aiuola, troviamo la grande scultura in marmo bianco raffigurante la Maternità di Maria, opera della scultrice thailandese Ussanee Kulpherck (Ussannì Culferc) eseguita presso gli studi Nicoli di Carrara con il marmo della Cava Gemignani-Vanelli nel 2007 e donata al Duomo di Carrara dalla famiglia Gastone, Allegretta e Liliana Raggi-Garbati. L’arte scultorea di Ussanee Kulpherck esprime una creatività che trae origine dallo studio dell’armonia nella forma e dalla costante ricerca nel far affiorare la bellezza più pura, affinché lo sguardo possa goderne i piaceri percorrendo delicati equilibri di figurazioni femminili appena accennate o astratte. La scultrice infatti indaga la materia trattandola fino alla sua estrema resistenza. Il marmo si piega al suo volere, i vuoti esplorano il lapideo in profondità, lo trapassano, disegnando inusuali arabeschi al suo interno per dare origine a raffinate interpretazioni che si risolvono nello spazio circostante, dove la poesia si materializza nell’armonia sensuale della forma e dei giochi chiaroscurali che la luce vi disegna.

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Campanile