Facciata
La parte basale è in stile romanico e vede alternarsi marmi locali di diverso colore: nei bacini marmiferi infatti vengono estratti oltre al noto marmo bianco, molte varietà di marmi fino a quello interamente nero. Questa base basale riprende lo stile delle chiese lucchesi ed è databile al XII secolo.
Dello stesso periodo ma di altra paternità è il portale, che vede impegnati certamente Niccolò di Wiligelmo e la sua scuola, attivi a Parma e in Emilia. Ricco di simboli con animali reali e fantastici, volti e piante richiama il giardino dell’Eden, le sue delizie e il suo mistero, il capitello di destra è particolarmente interessante perché narra la storia di Abramo padre della Fede.
Nei primi decenni del 1100 il portale diviene modello di diversi portali in Corsica, e continua per secoli a stupire viandanti e pellegrini; all’inizio del 1800 ad esempio sarà oggetto di attenzione e studio del poeta e incisore britannico William Blake. La parte basale è ricca di formelle dai significati in parte ancora da decifrare, in particolare si ritrova la Trinità e croci probabilmente templari insieme a diverse lapidi.
La parte superiore della facciata invece è costruita nel XIV secolo ed è caratterizzata dalla presenza del magnifico rosone iscritto all’interno di un quadrato i cui lati sono formati da una cornice di rombi traforati e finemente lavorati. Nel rosone e nelle quattordici colonne in ordine decrescente sormontate da capitelli corinzi, che sorreggono mensole con teste finemente scolpite, si ritrova invece pienamente lo stile gotico diffuso nella città di Pisa, in quegli anni impegnata in uno dei progetti più grandi e stupefacenti mai realizzati che è Piazza dei Miracoli.
La facciata si ritiene che non sia stata ultimata prevedendo l’innalzamento con un altro piano colonnato, soluzione adottata in altre chiese toscane, in particolare nella simile Santa Caterina d’Alessandria a Pisa. Lucca, Pisa e Parma, si ritrovano nella nostra facciata che esprime quindi l’identità della nostra città posta al confine di diversi stati a ridosso delle Alpi Apuane da sempre visitate dai migliori scultori e costruttori di tutti i tempi
Facciata sud
Aperta sulla prospiciente piazza del Duomo, un tempo detta in dialetto locale “drent” espressione atta a indicare quanto gli abitanti sentissero la centralità del Duomo, come la perla più importante da custodire. In questa facciata di possono ritrovare il portale detto di San Giovanni, di qualche decennio più recente rispetto a quello principale; di impianto lombardo, è uno degli esempi più antichi di questa architettura in tutta la regione, anche la tarsia della lunetta, forse marmo di riuso antico è elemento essenziale e di rilievo. Come all’interno la navata è decorata di elementi medioevali che richiamano a messaggi primitivi, come la superiorità del bene sul male, nell’aquila che ghermisce la lepre o l’uomo che ha il cane al guinzaglio, nella lunetta della monofora e la caccia nel capitello che apre la visione all’abside (foto sotto).
L’abside
L’ultima parte del Duomo ad essere costruita è l’abside ultimata nel XIV secolo, e si collega armoniosamente con il resto del complesso Abbaziale costituito da campanile, Compagnia Grande e Battistero e dalla Canonica.
Nell’area absidale i fondali delle due navate laterali portano archetti gotici rampanti su peducci, che sovrastano una finestra gotica ben ornata, ma chiusa alla luce. La parte centrale dell’abside e invece formata da archetti che poggiano su colonnine che coronano mirabilmente la parte superiore le figure scolpite sotto l’arco acuto delle tre monofore la prima delle quali riporta un animale di non certa identificazione, probabilmente un ariete con le corna tronche centrale.
Quella centrale è delle più interessanti dell’intero complesso abbaziale e al tempo stesso una delle più controverse. Nello sguancio troviamo infatti una figura umana che sorregge con le mani un cartiglio con un’iscrizione per la maggior parte ben leggibile ma con due lettere non chiaramente decifrate che hanno dato luogo a diverse interpretazioni sul significato della frase; per alcuni si tratterebbe del nome di Andrea Pisano scultore e architetto di Pisa che potrebbe aver lavorato nell’ultimo periodo alla costruzione del Duomo; tuttavia la maggior parte degli studiosi ritiene più attendibile l’ipotesi secondo la quale l’iscrizione altri non sarebbe che la dicitura Sant’Andrea Apostolo, titolare dell’Abbazia.
L’abside si presenta in forma semicircolare, lungo il suo perimetro esterno si snoda una loggia, separata dalla parte inferiore da una cornice a tratti decorata con motivi floreali e figure zoomorfe. Dalla cornice si dipartono le colonnine che terminano in alto con capitelli di misura e forme differenti, alcuni con decorazioni a foglia altri a forma prevalente prevalentemente geometrica. Sopra le colonnine troviamo archetti a sesto acuto che ricordano molto da vicino il sistema costruttivo composito emiliano-lombardo.
Una curiosità la troviamo a sinistra dell’occhio della navata centrale nei primi tre archetti gotici a sinistra. Qui infatti, partendo dall’alto, troviamo scolpiti in bassorilievo una croce, una ruota di carro e nel terzo 4 figure che sembrano completarsi tra loro: due gigli laterali con al centro un gallo la cui coda forma con il giglio sinistro un profilo umano.
Alcuni particolari del marcapiano tra la loggetta e la parte inferiore dell’abside mostrano decorazioni floreali e rappresentazioni mostruose atte ad allontanare gli influssi maligni o ad esorcizzare gli spiriti peccaminosi dell’uomo.
I fiori sono sempre stati ispiratori sia nell’arte che nella letteratura. Nel nostro caso il duomo è abbondantemente adorno di decorazioni che si rifanno alla rosa chiamate appunto rosette.
La rosa è infatti simbolo della bellezza femminile ed anche della sua caducità nel tempo.
Il lato nord del Duomo è forse quello meno visibile al pubblico in quanto rimane delimitato tra l’edificio della sacrestia è quello della Compagnia Grande e del Battistero. È architettonicamente analogo a quello della piazza, anche se meno adorno di rappresentazioni iconografiche. Sulla parte inferiore del paramento esterno della navata Nord, tra la porta che collega il duomo alla Compagnia Grande – Battistero, e quella tamponata che dà sulla chiostra, sono presenti segni geometrici come linee, cerchi semicerchi utilizzati con ogni probabilità dai costruttori dai lavoratori che qui provavano, misuravano e assemblavano le singole parti dell’edificio prima di portarle in alto a comporre le facciate.
ti che mettono in comunicazione il duomo con il battistero e i locali della Sacrestia, presenta un passaggio per accedere alla cripta, vasto locale ancora da indagare e studiare che conserva tra l’altro i resti mortali del primo direttore dell’accademia di belle arti, l’abate canonico Antonio Cibej.
Completa elegantemente la parte Nord-Est dell’area l’interessante rappresentazione della Sacra Famiglia, realizzata a grandezza naturale con il marmo donato dalla Cooperativa Cavatori Canalgrande, opera degli scultori francesi Cristian Ibanes e Raphaelle Duval dello studio Menconi di Carrara e acquisita dalla Collegiata di S. Andrea nell’anno 2013.