La Sacrestia
Alla base della torre campanaria, sulla facciata dell’edificio che ospita i locali parrocchiali e le abitazione dei curati troviamo una serie di lapidi inserite qui dopo i lavori di restauro del Duomo nel secondo dopoguerra: a sinistra della porta di accesso troviamo due lapidi sovrapposte datate 1749 ricordanti obblighi di celebrazione di Messe alla Confraternita del Santissimo Sacramento della Chiesa Matrice di Sant’Andrea Apostolo di Carrara.
Sul lato destro è invece posta una lapide ornata da bassorilievi con in alto una clessidra che richiama il concetto del trascorrere del tempo e quindi della morte, contornata da una coppia di api, simbolo di operosità.
Più in basso la sigla D.O.M. stante per Deo Optimo Maximo («a Dio il più buono, il più grande») sovrasta un teschio con le tibia incrociate al di sotto del quale si può leggere: Carlo Cavaliere Orsolini e Metilde Marchesa Malaspina coniugi eressero presso la tomba a vita, ove riposano le ceneri del Cavalier Giovanni Orsolini, morto il 6 giugno 1826 e della Contessa Margherita Guerra sua consorte, morta il 15 novembre dell’anno suddetto. Questo monumento della Pietà filiale. Anno del Signore 1826.
La lapide è chiusa in basso con una grande rappresentazione dello stemma araldico.
La soglia posta al centro immette nei cosiddetti locali parrocchiali e nelle antiche abitazioni dei curati poste ai piani superiori.
La porta laterale dà accesso alla sacrestia vera e propria. Le pareti sono occupate dai grandi armadi settecenteschi in noce caratterizzati dagli ampi spazi e dalle linee classiche.
La parete di fondo, inquadrata tra le due finestre un tempo ospitava un piccolo altare a muro in marmi policromi, rimosso durante i lavori del secondo dopo guerra. Al suo posto oggi trova sistemazione il grande crocifisso a grandezza naturale in cartapesta attribuito al grande scultore seicentesco Pietro Tacca. Quest’opera, copia del gemello conservato al centro del cosiddetto Altare del Crocifisso era posto sopra l’altare maggiore, come evidenziato in immagini dell’epoca. A partire dal 22 maggio 1974, in ottemperanza alle nuove disposizioni sulla liturgia imposte a seguito del Concilio Ecumenico Vaticano II, il presbiterio adattato con la realizzazione della nuova mensa coram populo e l’antico crocifisso del Tacca venne spostato in sacrestia mentre al suo posto grazie ad un’artistica catena in bronzo venne collocata la “Divina Provvidenza” opera trecentesca del pittore lucchese Angelo Puccinelli.
Sotto la finestra di destra è inserito un ricco lavabo barocco in marmo bianco la cui vasca ha la forma di una grande conchiglia.
Il centro dell’ampia sacrestia è dominato dal grande lampadario in bronzo a sei luci con al centro un cherubino in piedi sul globo terracqueo un cherubino con le ali spiegate nell’atto di indicare.
In basso, il cartiglio con la dicitura “Carrara, a Maria Santissima, ricordo del 7 settembre 1920” ne illustra l’epoca, i committenti e la motivazione per la quale venne donato. In origine, come si evince anche da questa immagine dell’epoca, il lampadario era posto in Duomo, davanti all’altare della Madonna del Popolo; in seguito ai lavori di restauro e di recupero dell’intero complesso abbaziale, venne deciso di portarlo in sacrestia dove è possibile ammirarlo ancor oggi.
Da segnalare anche la bella raffigurazione di Maria Immacolata ritratta in atteggiamento orante nell’atto di schiacciare il serpente. Si tratta di una statua in legno massello dei primi anni del Novecento proveniente da Ortisei.